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Quando l'atletica italiana cercava un riparo per l'inverno (seconda parte) PDF Stampa E-mail

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Come sarebbe stata la pista indoor di Genova? C’era curiosità, proprio perché era la prima. La rivista federale «Atletica» corredò l’articolo (già citato nel capitolo precedente di questo ricordo) con due fotografie dello stesso impianto funzionante da tempo a Oakland (è la foto che correda queste righe) e a Seattle, negli Stati Uniti, e con una planimetria. L’anonimo redattore (noi giureremmo su un nome visto lo stile…) ce ne descrive le caratteristiche:

L’impianto costruito da una fabbrica di Ottawa ed importato in Europa da una ditta di Liverpool, è in perfetta armonia con le recenti norme IAAF che tendono ad armonizzare l’attività «indoor» fino ad oggi svoltasi con la più grande varietà di attrezzature. La pista sviluppa 200 metri di circonferenza con quattro corsie da 0,91. Le dimensioni al vivo sono di metri 85,63 per 43,28…Il fondo è in legno…All’interno della pista trova posto la dirittura centrale per le gare veloci ed a ostacoli della lunghezza di 78 metri...La pedana di alto è contigua alla dirittura centrale…Pedane indipendenti sono quelle per il lungo e triplo (lunghezza di metri 51,24) e per l’asta (lunghezza di metri 43,89). Completa il tutto la pedana di lancio del peso.

“Particolarmente interessante è la facilità con la quale l’intero impianto viene messo in opera (24 ore di lavoro) e viene smontato (12 ore). In teoria si può dire che qualunque palestra o palazzo dello sport…potrebbe venire facilmente attrezzata per una «indoor».

Dopo le puntuali informazioni tecniche, quelle relative alle gare in programma, oltre a qualche breve annotazione su questo tipo di attività.

I nostri atleti non hanno mai partecipato in forza a gare al coperto, anche perché per farlo dovevano necessariamente recarsi all’estero. Può essere curioso, comunque, notare che sin dagli ultimi anni del secolo scorso, si tenevano nel nostro Paese micro-riunioni al coperto: una di queste, che è rimasta famosa anche per un resoconto apparso sul giornale delle buone famiglie italiane dell’epoca, la «Domenica del Corriere», ebbe luogo al Teatro Castelli in una nevosa serata dell’inverno 1896 (“presente tutta la buona società”…). Di gare al chiuso non si parlò più per molto tempo”.

“Poco diffusa in Europa, l’atletica «indoor» rimase completamente sconosciuta in Italia, per molti altri anni. Si guardava all’esibizione dei campionati americani come ad una manifestazione da baraccone. Tecnicamente quelle prove venivano guardate col sorriso della sufficienza.

“Gli ambienti tecnici nazionali hanno cominciato a sentire da tempo la inderogabile necessità di affacciarsi nel concerto europeo di queste prove. I primi tentativi in questo senso, intrapresi con lo spirito pionieristico più aperto, hanno dato fortunatamente ragione ai convinti assertori delle «indoor».

“Ora Genova terrà ufficialmente a battesimo la prima rassegna nazionale al coperto…L’atletica in sala ha tutto un suo particolare fascino…è certo che l’attrattiva che può offrire risulta di presa più immediata sul pubblico. La vicinanza stessa degli spettatori, l’atmosfera raccolta, la presenza tangibile degli atleti, sono tutti fattori che contribuiscono ad esaltare il rapporto spettatore – atleta, fino a sfociare in uno spettacolo di alto contenuto umano.

“Per noi tutto il mondo gravitante intorno alle piste «indoor» ha il sapore della novità. È per questo un passo molto impegnativo quello che la Federazione sta facendo con la coraggiosa programmazione di Genova.

“Le gare sui legni sono fondamentali esami di coraggio e d’agonismo. L’atletica moderna, col costante impegno che richiede a ciascuno, non può permettersi un «buco» di cinque mesi nell’arco di un anno. E noi dobbiamo consentire ai nostri atleti, proprio nelle gare «indoor», di forgiare la propria preparazione agonistica…

“I campionati di Genova, nei quali verranno assegnate le prime maglie tricolori al coperto, siano quindi il primo atto che porti ad accettare le «indoor» come fatto costitutivo di una atletica maggiorenne, quale dovrà essere quella italiana degli «anni 70» “.

Piccolo tassello dei tempi che furono. Nell’articolo si cita una esibizione al Teatro Castelli di Milano del 1896. Ma c’è perfino qualcosa di più antico. Claudio Enrico Baldini, Maestro dello Sport, nostro socio fondatore, purtroppo scomparso prematuramente, cultore di cose antiche del nostro sport, ci informò di una esibizione di salto con l’asta (con pedana, allora questi esercizi facevano parte dei concorsi ginnici) tenutasi nell’anno 1884 nella palestra della Società Ginnastica Forza e Coraggio, a Milano. Il risvolto curioso, per non dire eccezionale, è che di quell’evento esiste una traccia unica: un disegno originale fatto dal vero da certo signor Matania, e venne pubblicato sulla rivista «Gli Sports». Questo disegno, grazie a Claudio Enrico Baldini, fu riprodotto sulla copertina del libro «European Indoor Handbook» edito in occasione del Campionati Europei Indoor 1992, proprio a Genova. Autori Marco Martini, Giorgio Malisani e Raul Leoni, coordinatore Ottavio Castellini.

Anche le gare al coperto, seppure non tanto estese, avrebbero la loro bella storia da raccontare. Noi ci fermiamo qui, per oggi. Ma ci sono altri capitoli in gestazione, fra statistiche, testimonianze dirette, altre curiosità. Appuntamento nei prossimi giorni.

(segue)