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Renzo Azzolini, con quella faccia un po' così, quell'espressione un po' così PDF Stampa E-mail

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Il titolo evoca Genova, ci ricorda le note della canzone «Genova per noi» scritta da Paolo Conte e portata al successo la prima volta da Bruno Lauzi. Era il 1975. Renzo Azzolini, classe 1947, fisico robusto e proporzionato, forse a quel tempo qualche garetta per la sua società, U.S.Quercia Rovereto, la faceva ancora: negli anni precedenti aveva lanciato il peso (11.76), il disco (34.40), talvolta perfino il martello (29.50). Nel contempo metteva a frutto il diploma da geometra nel suo studio tecnico e insegnava anche a scuola, proprio materie tecniche. 

Renzo, per quelli di noi che lo hanno conosciuto e frequentato in occasione di meeting, campionati, corse campestri, è una delle migliori persone che abbiamo incrociato sullo stesso cammino dello sport, un uomo che aveva fatto dell' atletica uno dei motivi della vita. Arguto sotto quei ricchi baffi, spiritoso, bon vivant, sempre amichevole. Incarnava a meraviglia lo spirito di questo club, che possiamo etichettare, senza timore, uno dei migliori nel nostro talvolta poverello mondo dell'atletica e di una dirigenza spesso popolata di gnomi. Un club, che ha appena festeggiato i 75 anni di vita,  e che può elencare con orgoglio i nomi di Edo Benedetti, Giampaolo Ferrari, Armando Gramegna, per non citare i «moderni», quelli dei giorni nostri, uomini e donne, che hanno preso il testimone dell'impegno.

Ci ha fatto molto dispiacere quando Carlo Giordani ci ha informato che Renzo se ne era andato senza clamore, come era della sua natura, tanto estroversa e scanzonata nell'atletica quanto riservata nella vita privata. Un ricordo: lo avevamo incontrato fuori dallo Stadio Quercia al termine del meeting internazionale, negli ultimi giorni di agosto 2018, ci offrì un passaggio al MART, il bellissimo Museo d'Arte Moderna e Contemporanea di Rovereto e Trento, dove si festeggiava il dopo evento. Fu l'ultima volta, siamo tornati nel 2020, seppure con le strette della pandemia, Renzo non c'era. Pochi sapevano della sua malattia e della sua lotta contro di essa. Lui lanciatore non è riuscito a lanciarla lontano, e non l'ha annichilita con una delle sue battute sarcastiche. Mancherai molto ai tuoi amici della Quercia, e anche a noi che ti abbiamo conosciuto.

Nel collage di fotografie, vari momenti della vita di Renzo Azzolini legato alla attività della Quercia Rovereto. Nell'immagine grande a colori, Renzo festeggia con atleti e dirigenti un successo della squadra nel Campionato di società del 2006; si riconoscono Carlo Giordani, Dimitri Giordani dietro a tutti il più alto, Renzo ha accanto la campionessa olimpica Gabriella Dorio. Un altro campione olimpico, Pietro Mennea con Azzolini dopo una gara del velocista barlettano al Meeting Quercia (fotografie fornite da Carlo Giordani)


Una vita da quercia e per la Quercia

di Carlo Giordani

Ciao”, sono partito per un lungo viaggio… gli amici cari li porto con me nel mio cuore”. Questo l’ultimo messaggio di Renzo Azzolini, scomparso qualche settimana fa dopo una lunga battaglia con una malattia che non perdona.

Per oltre mezzo secolo è stato un protagonista nella vita della U.S. Quercia Rovereto, in cui era entrato giovanissimo come atleta, disco e peso ma anche qualche incursione nel mezzofondo, cosa assolutamente anomala per un lanciatore. Renzo era un esempio dell’atletica di quei tempi, ruspante e scanzonata, senza impianti a Rovereto, fatta di trasferte avventurose.

Non aveva grande continuità nell’allenamento, ma la sua passione per l’atletica era profonda, tanto da entrare subito nei quadri dirigenziali della società. Abbiamo iniziato assieme un percorso di potenziamento e di modernizzazione della società, con la lunga presidenza dell’avvocato Giampaolo Ferrari, che nel 1990 lasciò l’incarico, in quanto nominato assessore comunale. Fui io in quel momento a spingere Renzo, che aveva da poco concluso il suo incarico di assessore, ad assumere l’incarico di presidente della Quercia. Incarico che ha ricoperto per ben 16 anni, fino al 2006.

Possiamo dire, senza presunzione, che è stato un periodo in cui la nostra società ha scalato le gerarchie dell’atletica italiana, con risultati importanti sul campo ( titoli e medaglie varie, la squadra maschile per quasi 30 anni prima in Regione, la squadra femminile arrivata in pochi anni fino alla serie A) e una straordinaria crescita nell’organizzazione, in particolare per il Palio Città della Quercia.

Intelligente, battute rapide e taglienti, Renzo poteva sembrare talvolta a chi non lo conosceva quasi un presuntuoso. Invece Renzo era un buono e un generoso, che alla sua maniera si è speso molto per la Quercia.

Abbiamo preso assieme, a metà degli anni Settante del secolo scorso, la responsabilità del Palio Città della Quercia, meeting nato dall’intuizione e dalla visione di un grande ma pragmatico sognatore come Edo Benedetti.

In pochi anni il meeting che era nazionale è diventato internazionale, diventando non solo fra i più importanti d’Italia, ma inserendosi anche nei circuiti mondiali. Erano tempi avventurosi e senza l’organizzazione attuale. Renzo girava per l’Europa ai meeting più importanti per portare a Rovereto i grandi campioni dell’atletica mondiale.

La storia del “Palio”parla da sola : oltre un centinaio di campioni olimpici e mondiali sono stati protagonisti sulla pista di Rovereto, in rappresentanza di oltre 100 nazioni.

Renzo, alla sua maniera, con poche parole di inglese, ma parlando con tutti con  la sua capacità di ispirare simpatia, ha intrecciato rapporti con gli atleti che spesso sono durati nel tempo.

Nel momento dell’addio si rischia di essere travolti dai ricordi. Quante trasferte con Renzo, quante cene dopo le gare, quante rimpatriate goliardiche fra amici, quante idee messe in campo, quanti indimenticabili momenti di gioia per i risultati dei nostri atleti e delle nostre squadre, quanti confronti, anche aspri, ma sempre leali, per cercare le strade migliori per la nostra atletica, per la nostra Quercia.

Ciao Renzo, anche la Quercia ti porterà sempre nel cuore.