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Mondiali Militari 1951: Castagnetti e Giovanetti si prendono a martellate PDF Stampa E-mail

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Le due immagini che corredano questo testo sono prese dal volume «Atletica a Reggio Emilia-100 anni di storia», autore Gianni Galeotti. Nella foto a sinistra il podio dei Campionati Internazionale Militari del 1951; Silvano Giovanetti, Ruggero Castagnetti, il vincitore, e il francese Laurans. A destra, Beppone Tosi e Ruggero Castagnetti: il corazziere vinse sei titoli militari consecutivi di lancio del disco fra il 1949 e il 1954

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Emilia sdraiata fra i campi e sui prati” canta Francesco Guccini fin dal 1990, in quello splendido omaggio musicale a questa regione così varia, variegata e variopinta. Ci sono estensioni di quei campi e di quei prati che gli uomini, fossero discendenti dei Liguri, degli Etruschi o dei Galli, avevano l’abitudine di prendere a martellate, in senso figurato. Forse in origine era un martellone come quello del nerboruto fabbro Cûchulainn, chiamato «il fabbro dell’Ulster», eroe nei Giochi Gaelici Oenach Tailten, di cui scrisse il nostro Marco Martini in un prezioso libricino artigianale intitolato «L’atletica leggera nell’antica Irlanda».

Ci sono stati alcuni decenni in cui nell’area geografica, quella meravigliosa terra piatta padana che nella calura estiva evoca certe visioni sognanti e rarefatte di Vincent van Gogh, habitat (dove probabilmente si installarono i Boi, una gente di origine gallica) che include le propaggini contadine di Mantova, Reggio Emilia, Modena, Carpi, Formigine, Brescello, Correggio, crebbero giovanottoni che piroettavano su un cerchio di cemento e, al finale di saltelli e di vorticosi giri (allora erano tre, poi divennero quattro con l’evoluzione della tecnica elaborata dai grandi lanciatori sovietici), rilasciavano la palla di ferro attaccata ad un filo pure di metallo. Indiscusso capostipite di quella razza chiamata «martellisti» fu Armando Poggioli, nato a Modena nel 1888, il quale, come s’usava nello sport a quei tempi, primi anni del Novecento, si esercitò in numerose e diverse discipline: fu marciatore, nuotatore, ginnasta, podista, sollevatore di pesi e lottatore. Noi dell’atletica lo conosciamo soprattutto come lanciatore di martello. «Uomo forte e semplice», come lo descrisse il prof. Nando Ponzoni, galantuomo emiliano, che di lanciatori di martello ne ha allenati decine.

Adesso riannodiamo il filo che avevamo dovuto interrompere nei giorni scorsi per occuparci di tristezze. Torniamo ai Campionati Internazionali Militari che si svolsero allo Stadio delle Terme, a Roma, nell’ottobre 1951. Delle quattro vittorie degli «stellati» nostri (stellette militari, non stelle della guida gastronomica Michelin, da cui ormai siamo perseguitati) una venne dal lancio del martello. Che, anzi, ci regalò addirittura una doppietta. Vittoria di Ruggero Castagnetti, secondo Silvano Giovanetti: il primo di Reggio Emilia, il secondo di Carpi, terra padana.

Ruggero Castagnetti, nacque nel 1920. Era poco più che un ragazzo, quando nel 1937, vinse i campionati provinciali di getto del peso: 11,16. Lo abbiamo ritrovato negli stessi Campionati nell’anno 1940: primo nel peso con 11,14 e nel disco con 36,56. Più o meno a quell’epoca, Ruggero era allievo alle Fiamme Gialle, e i suoi lanci del disco non erano male. Il 18 giugno 1939, allo Stadio Mussolini di Torino, Campionato nazionale a squadre di Prima Divisione (cronaca sul bollettino federale firmato nientemeno che dal dott. Bruno Zauli), lo vide il finanziere Carlo Bovi, laziale di Velletri trasferito per servizio a Verona, dove disciplinò la innata forza del giovane Adolfo Consolini. Il maresciallo lo osservò sulla pedana del disco; il diciannovenne Ruggero fu terzo con 33,45, dopo Oscar Cereali (37,24) e Carnielli (35,00). Bovi vide in Ruggero un potenziale ottimo lanciatore di martello e lo indirizzò a questa specialità. E i risultati non mancarono: nel settembre del 1941 vinse due titoli ai Campionati della Gioventù Italiana del Littorio, peso con 12,76 (decima misura nazionale dell’anno) e il martello con 46,52, quarto nella graduatoria dopo Taddia, Giovanni Oretti, di Capodistria, e Vladimiro Superina, di Fiume. Nello stesso anno, venne inquadrato professionalmente nella carriera di finanziere. Ebbe una bella stagione nel 1942: vestì la maglia azzurra e nella riunione internazionale di Berlino superò i 50 metri: 50,88 era la terza misura italiana di sempre dopo Michele Venanzetti (primo italico a buttare la palla con filo oltre i 50 metri) e Taddia. Ma c’era la stramaledetta guerra: mobilitato, venne destinato a Vólos, in Grecia, la città che aveva dato i natali al grande pittore italiano Giorgio De Chirico. Fatto prigioniero dai nazisti, Ruggero fu deportato in un campo di concentramento vicino ad Amburgo, da dove fu liberato dagli inglesi.

Nel 1945, chiusa la macelleria della guerra, riprese l’attività sportiva a Reggio Emilia; finì la stagione al secondo posto, ebbe davanti solo Taddia. L’anno dopo ritornò alle Fiamme Gialle. Una carriera lunghissima la sua, supportata da un fisico eccezionale, non grosso ma potente. Dal 1941 fino al 1955 fu sempre fra i primi dieci in Italia (eccezione il 1944, in campo di prigionia non erano appassionati di lancio del martello…, e il 1954, quando fu solo 23esimo). Nel 1956 chiuse ancora al tredicesimo posto; nel ’58 era lì vicino ai 50: 49,34. Sei volte in Nazionale, non vinse mai il titolo italiano, la sua carriera cozzò contro quella dell’Adone ferrarese, di Bondeno, Teseo Taddia, che era suo coetaneo. Le sue soddisfazioni più belle furono i quattro titoli mondiali militari consecutivi: 1950-51-52-53. Nella edizione del 1951 fu anche sesto nel lancio del disco con 39,69 (41,65 il suo migliore quall'anno). Il suo lancio più lungo 51,16, in una riunione nazionale a Torino, il 3 settembre 1949, la sua miglior annata. Passione per lo sport tutto, gareggiò nello sci, nel canottaggio, nel tiro a segno. Ma la montagna era il suo grande amore:”…scalò tutte le cime del Monte Rosa, raggiungendo otto volte la più alta, i 4560 metri della Punta Gnifetti…”. Lo raccontò il nostro socio Gianni Galeotti nel libro «Atletica a Reggio Emilia-100 anni di storia». Ruggero Castagnetti ha chiuso la sua vita a Varese, nell’agosto del 2007.

Silvano Giovanetti ce lo facciamo raccontare dal prof. Nando Ponzoni, autore del libro «Sessant’anni di lancio del martello a Modena», edizione 1985 che ampliava quella del 1974 «Appunti per la storia del lancio del martello a Modena», e che si apriva con una presentazione di Luciano Fracchia, socio fondatore del nostro Archivio. Nando e Luciano erano grandi amici.

Scrisse Ponzoni:” Silvano Giovanetti, nato a Carpi il 22 maggio del 1929, iniziò a praticare l’atletica leggera anche per merito del signor Nicolini, appassionato dirigente della Società sportiva «La Patria», che lo sollecitò ad iscriversi e a partecipare all’attività del sodalizio sportivo locale. Nel 1947 Giovanetti si accostava all’atletica dedicandosi al lancio del peso e del disco; l’anno successivo fu avviato al lancio del martello, specialità per la quale dimostrava una spiccata attitudine; l’allenava il signor Battini, il quale si avvaleva della consulenza del bravissimo Armando Poggioli, impiegato presso la manifattura tabacchi di Carpi. I progressi furono inizialmente rapidi e Giovanetti vinse i titoli nazionali di categoria; nel 1950, con metri 47,90 si classificò al settimo posto della graduatoria nazionale della specialità”.

Aggiungiamo al testo di Ponzoni qualche nota frutto della consultazione di vecchie e malandate carte di quegli anni. 1947: mentre Giovanetti iniziava, nelle liste italiane di fine anno compariva il nome di un atleta che era salito sul podio (secondo) ai primi Campionati d’Europa, Torino 1934: Fernando Vandelli, altro modenese, classe 1907, ancora capace di un lancio di 42,44, a quarant’anni. Il Battini citato nel testo di Ponzoni dovrebbe essere Igino (o Iginio?), pure lui martellista. 1949: a Carpi c’era una vera e propria nidiata di giovani che tiravano il martello. Allora le categorie non erano determinate dall’età, ma dalla destrezza nello specifico esercizio sportivo: c’erano tre Serie, e gli atleti erano suddivisi in esse. Prendiamo la graduatoria dei Terza Serie: terzo Danilo Baracchi (40,46), quarto Silvano Giovanetti (39,93), sesto Jaures Bonaretti (38,04), settimo Battini (37,94). In testa, ben lontano, un gigante fiorentino dell’A.S.S.I. Giglio Rosso Firenze, Avio Lucioli (47,59), poi il milanese Adolfo Sacchi (41,40). Gli emiliani di Carpi trionfarono anche a Trento, in settembre, ai Campionati di Terza Serie: primo Giovanetti 38,71, secondo Bonaretti 38,04, terzo Baracchi 37,72. Nel 1950, salì di categoria e vinse il titolo dei Seconda: 47,90, a Torino, settimo della stagione.

L’ascesa dell’atleta carpigiano – citiamo ancora Ponzoni – continuò negli anni successivi ed i suoi risultati tecnici lo classificarono nei primissimi posti della graduatoria nazionale di specialità…(dal 1956 in poi) nei tre anni che seguirono Giovanetti non ebbe competitori e fu sempre primo nella graduatoria nazionale; conquistò il titolo di campione italiano a Bologna nel 1957…l’anno successivo migliorò tre volte  il record italiano…”. Raccontiamolo in po’ più in dettaglio questo 1958. Quell’anno era tesserato per il G.S. Calzaturificio Diana Piacenza, e proprio in questa città iniziò la stagione: 54,70 il 19 aprile. La settimana dopo, stessa pedana, perse da Lucioli (passato intanto al Fiat Torino), al terzo posto quello che, in futuro, sarà il successore del carpigiano, Manlio Cristin, nato a Tempio, provincia di Sassari, ma tesserato per il C.R.D.A. della Marina Militare di La Spezia.  Durante la stagione Giovanetti le buscherà altre volte da Lucioli (5 a 2 nei confronti diretti). Se per caso non credete che il lancio del martello fosse un affare quasi privato di modenesi e carpigiani, leggete questa. Fase regionale del Campionato di società a Parma, il 10 maggio: primo e secondo Giovanetti e Tavernari modenesi, terzo Zampieri ferrarese, quarto Serafino Ansaloni modenese, quinto Nadalini carpigiano, sesto Pollastri modenese, settimo Luciano Ansaloni modenese, ottavo Oddone Mora carpigiano, nono Fini modenese. E se non vi basta: undicesimo, con 26,47, Alieto Rontini, Edera Forlì, che entrerà nel Consiglio nazionale della Federazione, essendo presidente Gianni Gola.

Era d’estate…”, canterà Sergio Endrigo qualche anno dopo. 1950: d’estate, pieno luglio, il nostro omone si presenta a Forlì, al Campo Scuole, dove si gareggia per i Campionati regionali, «giornata calda, leggero vento» informa la «rosea». Al terzo lancio Silvano centrò il primato e aggiunse una manciata di centimetri a quello del suo predecessore: 59,50 il nuovo, 59,17 il vecchio. Torino fu la sede del sedicesimo confronto fra le squadre nazionali di Italia e Svizzera, primo nel 1928, allo stadio di Colombes, si trattò di un triangolare con i francesi. Il 26 luglio sulle pagine de «L’Unità» Bruno Bonomelli presentò l’evento e scrisse:”…si vorrà vedere se Giovanetti è superiore o meno a Lucioli; e se tutti e due si decidono una buona volta a valicare l’arco dei 60 metri”. E fu la volta buona. Ancora «Bibis» il giorno dopo:” Giovanetti, forse un po’ sbilanciato, con tiri di una sorprendente velocità, portava l’attrezzo a metri 60,40 né il carpigiano perdeva la carica nervosa…Il secondo tentativo egli lo ha fatto inviando l’attrezzo quasi sull’impronta lasciata dal primo, ma un po’ più in là (m. 60,86). Ringalluzzito dal duplice successo, Giovanetti gira sempre più velocemente, ma si ha l’impressione che l’uscita dell’attrezzo avvenga un po’ in anticipo sul dovuto. Ecco la sua serie completa: 60,40; 60,86; 60,39; 58,33; 60,57; 58,54”. Stavolta Lucioli restò a due metri (58,64).

Purtroppo poca gloria ai Campionati d’Europa, a Stoccolma: qualificazione fissata a 55 metri, egli si fermò a 54,45, penultimo. Gli anni a venire furono di medio cabotaggio, non superò più i 60 metri, ma continuò il suo impegno in pedana, e fino al 1968 fu sempre fra i primi dieci in Italia. Fu ancora quarto ai Campionati assoluti nel 1965. Giovanetti si trasferì a Reggio Emilia, dove avviò una attività commerciale. E in quella città continuò ad occuparsi di atletica, come dirigente e come tecnico. Concluse la sua vita terrena il 4 novembre 2016.