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Il «cross-country» all'inglese fa timidamente capolino anche al di qua delle Alpi PDF Print E-mail

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Non son molti giorni fa, su questo stesso spazio, abbiamo titolato più o meno così: “Chi fu a vincere il primo cross dell’umanità?”. Riportammo un articolo di Bruno Bonomelli il quale, con la sua immaginifica scrittura, ci portò sotto le mura di Troia e in mezzo a campi con cacche di mucche su cui scivolavano i corridori. Il maestro (rigorosamente minuscolo) di Rovato aveva la capacità di scrivere di atletica come se stesse raccontando una favola ai ragazzini delle scuole elementari dove insegnava. Ma Bonomelli non raccontava solo storielle, si documentava, passò una gran parte della sua esistenza sui campi di gara, ma anche nelle biblioteche, nelle emeroteche, negli archivi dei giornali, in Italia e non solo. E così trovò un articolo del 1898, che – quasi sicuramente per la prima volta – descriveva, in italiano, la corsa campestre, importata dall’Inghilterra: il cross-country.

Oggi ci fa piacere regalare ai nostri lettori il piacere di osservare le due pagine originali del giornale che pubblicò quell’articolo. Se siete interessati, potete cliccare sopra e si apriranno in un formato leggibile. Dobbiamo questa chicca a Alberto Zanetti Lorenzetti, socio fondatore della nostra associazione, da qualche anno segretario-tesoriere, ricercatore instancabile. Alberto ci ha girato questi documenti, e per questo lo ringraziamo.