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Walter Bassi, da maratoneta a scalatore, tradito dalle montagne che tanto amava PDF Stampa E-mail
Lunedì 25 Marzo 2024 09:52

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Giornata tristissima quella di domenica scorsa per l'atletica bresciana. In poche ore sono tragicamente deceduti due uomini che hanno impiegato parte della loro vita nel nostro sport, prima come atleti poi come organizzatori, tecnici e dirigenti. Deceduti in due incidenti in una bella valle bresciana, la Valcamonica, ricca di storia e anche di preistoria. Walter Bassi, che di questa valle era figlio, Stefano Martinelli, che nella stessa valle aveva trovato una riposante dimora dove trascorrere ore serene. Walter, da sempre innamorato delle sue montagne, da loro è stato tradito, durante una escursione di scialpinismo. Un banalissimo incidente, mentre faceva giardinaggio nella sua villetta di Lozio, ha portato via Stefano alla famiglia, al sodalizio sportivo di cui era parte rilevante e alle atlete della sua amata Atletica Brescia con le quali aveva stabilito un fortissimo legame.

Alcuni dei nostri soci avevano avuto occasione di incontrarli, negli ultimi mesi, in eventi legati al mondo dell'atletica bresciana. A fine luglio dello scorso anno, alla Azienda Peri Bigogno di Castenedolo, in occasione della presentazione della gara podistica «Diecimiglia del Garda» organizzata da un nostro socio per omaggiare il traguardo dei cinquanta anni di organizzazione, qualcuno si era ricordato di invitare alcuni dei bravi fondisti bresciani che avevano onorato con la loro presenza questa competizione in anni di grande fulgore. E Walter Bassi era uno di questi, tanto che un anno, era il 1990, con la maglia della Ellesse - nella quale militava anche Gianni Poli - , fu secondo fra Arthur Castro, brasiliano, e Simeon Kigen, keniano, che non erano proprio i «signori nessuno» della corsa di lunga lena. Walter fu felice di quell'invito, così come gli altri, che snocciolarono poi, nel successivo terzo tempo conviviale, i loro vivissimi ricordi. Pubblichiamo la foto - scattata da Pietro Delpero - di quel giorno a Castenedolo: Walter è il primo a sinistra; di seguito, Ottavio Castellini, Sergio Gandaglia, Angelo Fedrigo e Loretta Pagliarini.

Walter Bassi fu buon maratoneta, dalla carriera non lunga complice una struttura muscolare che gli procurava molti problemi. Un nostro amico che era là quel giorno lo ricorda steso sul prato dello Stadio Olimpico di Montjuic al termine della maratona di Barcellona: i muscoli delle sue gambe sembravano volessero schizzare fuori, inarrestabili, ci volle qualche decina di minuti per superare questa crisi. Walter si era convertito alla maratona nel 1987. Nel dicembre del 1988 vinse la prima Tourist Marathon di Palermo, secondo fu un altro bresciano, Osvaldo Faustini. Poche settimane dopo, in gennaio, altra maratona, a Marrakech, in Marocco, secondo. Sono solo alcuni sommari accenni.

L'incontro con Stefano Martinelli ha una data recentissima: il pomeriggio del 15 marzo, in un hotel del centro a Brescia, dove l'Atletica Brescia 1950 ha organizzato un incontro fra dirigenti, atlete di oggi ed ex atleti di ieri, potenziali finanziatori, e presentato un bel libro sulla attività societaria. Presenti anche in questa occasione alcuni soci dell'ASAI. Uno in particolare che con Stefano ha collaborato per parecchi anni nella struttura del sodalizio bresciano. A lui abbiamo affidato il suo ricordo.

"Non c’è bisogno di essere dei campioni per innamorarsi dell’atletica. Stefano Martinelli ne è l’esempio: si è sempre impegnato a fondo in questo sport senza arrivare a risultati eclatanti, ma questo non ha scalfito di un millimetro una passione costruita giorno per giorno prima sulla tennisolite dello Stadio Rigamonti di Mompiano e poi sul manto gommoso del Campo Scuole, il Morosini (oggi Campo Calvesi), coltivando assieme ad alcuni compagni dell’Assindustria Atletica Brescia 1950 un profondo senso di appartenenza al sodalizio. Appese le scarpe al chiodo ha continuato a frequentare gli impianti bresciani come allenatore di mezzofondisti e saltatori coll’asta e ottenendo dai colleghi quel rispetto che gli ha permesso di assumere il ruolo di Direttore Tecnico della società bianco-azzurra. A lui si deve la scelta del club di dedicarsi in modo particolare al settore femminile, riuscendo a costruire una formazione di alto livello in campo nazionale che dapprima ha portato al raggiungimento di una presenza stabile nella Finale Oro del Campionato di società e successivamente alla conquista del titolo italiano che ha permesso alle atlete di cucire sulle maglie lo scudetto per la prima volta nel 2019, mantenedolo fino ad oggi".

Ultimo aggiornamento Martedì 26 Marzo 2024 09:10
 
Quelle piste in carbonella nera, quanti rimpianti: in Spagna vogliono ricordarle PDF Stampa E-mail
Mercoledì 20 Marzo 2024 07:46

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Abbiamo ricevuto da amici spagnoli un comunicato e una locandina che ha attirato la nostra curiosità. Un gruppo di appassionati ha dato vita a una associazione i cui aderenti non vogliono dimenticare...che cosa? Le piste in carbonella, de ceniza, come dicono loro, in cenere. L'hanno chiamata «Amigos de la Pista de Ceniza», acronimo APC. Domani l'iniziativa verrà presentata a Madrid, all'INEF, Istituto Nazionale di Educazione Fisica. La presentazione (come potrete leggere nel comunicato che alleghiamo, in castigliano, così fate un po' di esercizio in vista delle prossime vacanze a Lanzarote) sarà affiancata da una tavola rotonda attorno alla quale siederanno alcune atlete che hanno corso sulla carbonella. Fra loro, Loles Vives, catalana, la prima a scendere sotto i 12 secondi sui 100 metri. Qualcuno ricorda con simpatia la piccola e vivace Loles - che andò sposa a Marti Perarnau, primatista spagnolo di salto in alto e poi responsabile della comunicazione ai Giochi Olimpici di Barcellona '92 - la quale per parecchi anni scrisse per il quotidiano «Mundo Deportivo». Oltre a essere biologa e nutrizionista. E attiva ancor oggi in pista...purtroppo non più de ceniza!

Qui sopra locandina e comunicato degli organizzatori. fare click per ingrandire e leggere, se v'interessa.

Ultimo aggiornamento Mercoledì 20 Marzo 2024 12:33
 
«Trekkenfild» usa le veloci frequenze degli sprinters, non quelle dei maratoneti PDF Stampa E-mail
Lunedì 11 Marzo 2024 10:22

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«Trekkenfild» numero 128, detto, fatto. Al centro i Campionati del mondo in pista coperta, obbiettivo puntato sugli eccellenti risultati degli atleti italiani. Come sempre, un paio di didate sul «topolino» del computer posizionato sulla copertina e buona lettura.

Ultimo aggiornamento Lunedì 11 Marzo 2024 11:58
 
Liste femminili di ogni tempo: rinnovamento in vista per alcune discipline PDF Stampa E-mail
Mercoledì 06 Marzo 2024 00:00

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Ritornano oggi protagonisti Enzo Sabbadin e Enzo Rivis con le loro puntuali e aggiornate liste di ogni tempo, stavolta quelle che vedono protagoniste le donne (messa a punto a fine 2023). Come nostra abitudine, non ci limitiamo a pubblicare le compilazioni sic et simpliciter, ma ci «guardiamo dentro», anzi ci curiosiamo dentro. Come insegnò Bruno Bonomelli a qualcuno di noi che siamo stati ad ascoltarlo, compilare è un nobile e meritorio esercizio, soprattutto in uno sport come il nostro che usa strumenti di misurazione. Ma davanti a questi dati, fondamentali, il passo successivo è capire cosa ci dicono. E dicono sempre qualcosa, magari anche in negativo, quindi non piacciono molto...ai manovratori...

Stavolta abbiamo tirato i bussolotti e ci sono uscite le quattro distanze del mezzofondo: 800, 1500, 3000 e 5000. La prima. Sulle 23 migliori prestazioni iniziali, nove appartengono a Gabriella Dorio (nella foto a sinistra). La più vicina, anzi vicinissima, come tempo - questione di millesimi di secondo - è stata la bolognese Elisa Cusma, atleta con una carriera oltre ventennale cosparsa di molte belle e importanti soddisfazioni. Cusma, in quelle prime 23 prestazioni, fa meglio della vicentina: ne conta undici. E sempre tenendo conto del computo iniziale, il titolo di aspirante alla successione va a Elisa Bellò, anche lei vicentina, originaria di un paese vicino a Thiene. Ha un tempo personale risalente al 2022 ma è tornata sotto i due minuti (che alle nostre latitudini è sempre limite da perforare) anche nel 2023. La più giovane, romana, Eloisa Coiro, classe 2000, sesta a scendere sotto i 120 secondi. Nelle dieci migliori di ogni tempo, rimangono ben salde Fabia Trabaldo, Patrizia Spuri e Agnese Possamai.

Sul doppio di 800 sottraendo 100, per ora ancora saldamente regnante Gabriella Dorio: unica sotto i quattro minuti,  e cinque delle prime prestazioni su sei. Ma attenzione, qui c'è una nouvelle vogue che preme dappresso. L'anno scorso in tre si sono avvicinate: Gaia Sabbatini, Ludovica Cavalli e Vissa Shintayehu, etiope di nascita ma friulana di adozione, in giovanissima età. Il nostro occhio retró ci fa rilevare che ben 16 delle migliori prime 42 pretazioni assolute fanno parte dell'eredità intoccabile e non trasferibile di Gabriella Dorio. Ancora una annotazione: il 4'02"85 che valse il terzo posto a Paola Pigni  ai Giochi Olimpici di München '72, è sempre il quinto tempo. Insoma l'altro ieri...cinquantadue anni fa...

Monarchia assoluta  (non vogliamo usare il sostantivo «dittatura» che ci fa venire i brividi) nei 3000 metri: su 22 prime prestazioni la metà esatta sono timbrate Roberta Brunet, alla quale trasfuse la sua competenza tecnica e la sua bonaria umanità Oscar Barletta. Ingessatissime le prime posizioni con i nomi di Agnese Possamai, Nadia Dandolo, Margherita Gargano e Silana Cruciata. L'orizzonte attuale è rischiarato da Federica Del Buono, figlia di cotanti genitori, Rossella Gramola e Gianni Del Buono, e dalla citata Shintayehu. Una giovanissima Roberta, ancora con la maglia dello CSAIn Torino appare nella foto di destra, lei è al centro, alla sua sinistra (numero 2) Alba Milana.

E chiudiamo con la distanza più lunga, dodici giri e mezzo di pista. Ci son voluti 27 anni ma il nome al vertice, quello della primatista, è cambiato: Roberta Brunet non più monarca ma principessa di un'epoca andata. Oggi regna Nadia Battocletti, trentina di Cles, lei che ha l'allenatore in casa, il padre Giuliano, mezzofondista e maratoneta. Battocletti, Brunet e Maria Guida, prima nella maratona ai Campionati d'Europa nel 2002, le uniche tre sotto i quindici minuti.

Pensierino della sera: abbiamo citato nomi di ragazze, signorine, signore, che hanno scritto le più belle pagine del mezzofondo di questa nostra penisola. Alle generazioni presenti e future il gravoso incarico di sostituirle.

Chiunque può approfondire e fare le sue riflessioni su tutte le altre discipline, soffermandosi sulle liste che potete agevolmente consultare su questo link.

Ultimo aggiornamento Mercoledì 06 Marzo 2024 14:30
 
Gianfranco Carabelli, dai due giri di pista ai molti giri attorno alla scrivania PDF Stampa E-mail
Venerdì 01 Marzo 2024 00:00

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Recita l'articolo 7 dello Statuto dell'ASAI, registrato la prima volta nell'anno 1994 nello studio di un notaro fiorentino:

"L'associazione si propone di promuovere e favorire la ricerca e la raccolta di ogni notizia, risultato, dato e materiale (programmi gare, manifesti, fotografie, risultati, ecc.) di qualunque tipo e genere inerenti la storia dell'atletica leggera italiana..."

Chiaro? La storia dell'atletica leggera italiana. Lo ricordiamo sia ai soci (che avrebbero dovuto leggere almeno una volta lo Statuto, ma sono sempre in tempo...) sia ai non soci, gli uni e gli altri che, talvolta, ci mandano materiali, richieste e proposte fuori tema, facendoci solo perdere tempo. Ma non di questo vogliamo occuparci, ma, molto più piacevolmente, di celebrare un «pezzo di storia» che oggi compie gli anni. Ci sembra di sentire quello che dirà l'interessato, come reagirà, seppure con la sua compassata flemma che sempre lo ha contraddistinto. Ma sentirsi chiamare «pezzo di storia», beh, sì, lo ammettiamo, è un po' troppo. Ma lui sa che noi tutti, asaini bonomelliani, lo facciammo con grande affetto, per augurargli una serena giornata.

Oggi celebra il suo genetliaco Gianfranco Carabelli, atleta di conclamata eleganza, dirigente di alta preparazione, uomo di cultura sportiva per davvero, e, alla fine ma non ultimo, nostro socio da parecchi anni. E autore, di tanto in tanto (nota di rimprovero), di scritti che nobilitano il nostro sito. Non gli abbiamo preparato la torta con le candeline, ma ci affidiamo a due ritrattini di due mani diverse che ricordano un momento sportivo, e, l'altro, un momento dirigenziale.

Campionati italiani assoluti, Firenze, 9 luglio 1966

Bruno Bonomelli, sulla pagina sportiva de «L'Unità» descrisse così la finale degli 800 metri:

“Rapida partenza di Arese, che viaggia in sesta corsia. Ma, quando i concorrenti all’uscita delle corsie si mettono in fila indiana, dietro al trampoliere torinese, l’andatura cala a tal punto che i 400 metri sono superati in 59”2, quanto a dire un tempo ultra-modesto. La gara diventa perciò tattica. Arese sulla dirittura opposta opera un vivace allungo, ma Sicari gli si avvicina poi nuovamente, trascinandosi Carabelli. In curva le posizioni non mutano. Sul rettilineo duro attacco di Carabelli e tenace la resistenza di Arese che viene piegato nella zona dei rettangoli bianchi. Carabelli (1’52”5) corona quindi un sogno lungamente accarezzato. L’ombra di Bianchi, il grande assente, campione dal 1961 al 1965, non oscura il suo meritato successo. Arese (1’52”6), Sicari (1’53”5) resiste a Gervasini (1’53”6), quinto è Sandon (1’54”5) e infine sesto Bozzini, il più giovane della compagnia, in 1’55”8.”

Il commento della rivista federale – “Corsa tattica per gli 800 metri. La gara vive sul duello fra Gianfranco Carabelli e Francesco Arese, forze emergenti dopo la rinuncia di Francesco Bianchi fuori condizione. Gli altri finalisti sono il nervoso siciliano del CUS Elio Sicari, lo junior Roberto Gervasini, il forte padovano Franco Sandon ed il ventenne Giorgio Bozzini. Passaggio lento ai 400 in 59, 600 metri percorsi in 1.25.5 e marcamento stretto. Guida Arese, ai 700 metri attacca di forza Carabelli e resiste sul rettilineo, imballato, al ritorno tardivo di Arese. Esce molto bene nel finale Gervasini, mentre terzo sarà Sicari”.

Il commento della rivista «Atletica Leggera» – Nessuno, solo un passaggio di una riga che dice:” Nelle gare di mezzofondo, ad eccezione dei 10.000, tutti gli altri vincitori appartengono alla nuova guardia: Carabelli GF, Arese, Finelli, Begnis…”.

Noterelle a margine – Carabelli (che quell’anno vestiva la maglia della Pro Patria San Pellegrino) aveva vinto la sua gara nell’incontro Germania – Italia per ventenni a Sindelfingen. Era la prima volta che una squadra di giovani azzurri superava una tedesca: 99 punti a 98. Gianfranco vinse in 1’51”5. In quella stessa occasione, Erminio Azzaro stabilì il nuovo primato italiano dell’alto, valicando 2.11 (terza prova). Il precedente era di Mauro Bogliatto, un centimetro meno. Qualche tempo prima, a Formia, aveva migliorato il primato juniores, con 2.08. Dopo Sindelfingen (19 giugno) il milanese scese ancora in pista, il 26 al «Rastello» di Siena, Meeting dell’Amicizia: si classificò secondo dietro al belga Coquit, segnò 1’50”3, che rimarrà la sua miglior prestazione stagionale. Il 29 rieccolo a Grosseto, vinse: 1’51”0, su Del Buono, Sicari e Gervasini. E poi i Campionati nazionali a Firenze, batteria l’8, finale il 9 luglio. Batterie, la prima: vinse tenendosi a spalla (1’54”3) Giorgio Bozzini, un piacentino con un gran fisico, una corsa bella, rotonda, peccato, non ha fatto, secondo noi, quello che avrebbe potuto; vestiva la maglia dell’Atletica Piacenza; poco o nulla motivato negli allenamenti, si faceva trascinare dal suo amico Sergio Morandi, gran persona, oggi presidente onorario della società piacentina dopo anni di presidenza effettiva. Il fratello gemello di Gianfranco, Giancarlo, accasato ai Carabinieri Bologna, venne eliminato nella seconda batteria, vinta da Arese.

Congedo dagli incarichi dirigenziali

Riprendiamo brani di uno scritto che Augusto Frasca, nostro attuale vicepresidente, scrisse, qualche annetto fa, quando Carabelli decise di lasciare il mondo dirigenziale.  

"Carabelli iniziò da atleta, e raramente ci fu nel mezzofondo veloce stile d’eguale eleganza. Dalla pista, alle aule della Scuola dello sport, primo corso con Crosa e Tommaso Assi, diplomati con lode, e con Gentile, Fabbricini, Devoti, Contento, Mazzeo, Mica, Veneri. Docenti, memoria obbligatoria, Giorgio Oberweger e Nicola Placanica, vecchie querce dello stampo siculo di Giuseppe Russo e dispensatori dialettici di scienza come Carlo Vittori. Il passaggio successivo alla federazione rappresentò un atto dovuto. Periodo migliore, quello vissuto nelle cure della perla – venne spontaneo definirla “oasi di civiltà” - rimasta unica nel panorama dellosport italiano, costituita dal Centro studi e ricerche. Poi, prima ancora di corpose soglie di responsabilità dall’altra parte del Tevere e in varie segreterie generali, atletica compresa, in due fasi, il rientro alla Scuola dello sport, succedendo al comunista Mario Vivaldi, che da direttore della struttura fra i molti meriti ebbe anche quello di disfarsi, dalla mattina alla sera, di un paio di sicofanti". 

Commento alle fotografie. Nella prima, in alto a sinistra, un giovane Gianfranco Carabelli, diciasettenne, con la maglia della Riccardi, vince una gara sui 250 metri, distanza allora nel programma della categoria allievi. A destra, fianco a fianco con Francesco Bianchi, sulla pista dello Stadio Olimpico romano, durante l'incontro con svedesi e norvegesi, anno 1964. La prima foto, sotto a sinistra, è unica, non l'ha mai vista neppure l'interessato: siamo nel 1962, a Pescara, incontro juniores con francesi e polacchi. La foto viene dall'archivio personale del bresciano Giulio Salamina, che in quella gara corse i 1500 metri con siepi. Oltre a lui e a Carabelli, c'è il cuneese Giampaolo Iraldo, quattrocentista, che fu quarto in 49"1. Stesso piazzamento di Carabelli sugli 800, 1'55"1. A chiudere, un Carabelli in giacca e cravatta, all'epoca segretario generale della Federazione; con lui il cav. Mario Bruno, mai dimenticato presidente del Comitato lombardo, e, a destra, Nino Moleti, dirigente dell'Atletica Riccardi.

Ultimo aggiornamento Venerdì 01 Marzo 2024 15:20
 
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