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Trekkenfild numero 113: cross, cross, e, tanto per cambiare, corsa in montagna PDF Stampa E-mail
Mercoledì 21 Dicembre 2022 10:16

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E adesso sfangatevi questo nuovo numero. Ci pare che il verbo sia adeguato, visti gli argomenti.

Ultimo aggiornamento Mercoledì 21 Dicembre 2022 16:58
 
Adolfo Consolini, gigante sulla pedana del disco, ma soprattutto fuori dal cerchio PDF Stampa E-mail
Martedì 20 Dicembre 2022 00:00

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Attorno al feretro di Adolfo Consolini, si riconoscono, sulla sinistra, Pino Dordoni, Carlo Venini (il terzo) e Mario Lanzi (in fondo). Foto gentilmente concessa all'ASAI dalla famiglia Dordoni che custodisce l'archivio collezionato dal grande marciatore piacentino

 

20 dicembre 1969 – 20 dicembre 2022: cinquantatré anni fa chiudeva gli occhi Adolfo Consolini, l’indimenticabile figlio di contadini di Gazzoli di Albarè, alle porte di Costermano, dove ancora esiste la casa natale. Ricordare questa data e con essa la figura di uno dei più grandi campioni dello sport italiano è per noi dell’Archivio Storico dell’Atletica Italiana «Bruno Bonomelli» non una banale consuetudine ma un obbligo morale. Da alcuni anni un gruppo di nostri soci bresciani e veronesi andavano a rendergli omaggio in quella località che dal lago di Garda sale verso il Monte Baldo, per raccogliersi attorno alla tomba di «Dolfo» (così lo chiamavano in casa e lo conoscevano in paese) e deporre una corona di alloro, quelle foglie che hanno uno stretto legame con gli ideali classici di Olimpia, alloro che era la pianta consacrata ad Apollo in nome del quale si disputavano i Giochi Pitici a Delfi. Prima dell’A.S.A.I fu la Associazione Nazionale Atleti Olimpici e Azzurri d’Italia a rendere omaggio al sepolcro di Consolini ogni anno, immancabili Pino Dordoni, Fiorenzo Magni, Edoardo Mangiarotti, Carlo Monti, Mario Lanzi e molti altri.

Adolfo Consolini provò la gioia della vittoria olimpica, a Londra nel 1948, e la accarezzò quattro anni più tardi quando ottenne il secondo posto. Spese sulla pedana del lancio del disco buona parte della sua vita, dal 1937, quando prese parte per la prima volta ad una garetta comunale nel suo paese lanciando il peso, fino al 1969, quando lanciò ancora il suo adorato attrezzo a 43,94, ed era il 1° giugno. Sarebbe spirato il 20 dicembre.

Uomo mite, che sfoggiava un sorriso timido, parlava con una vocina in falsetto, era gentile con tutti e tutti, ovunque, gli volevano bene. Aveva vicino quasi sempre il suo esatto contrario, l’esuberante, a Roma direbbero caciarone, Beppone Tosi, l’altro indimenticabile discobolo, un uomo di forza prorompente e di sentimenti immediati, esplosivi. I due si vollero bene come, anzi più, di fratelli. Furono, e restano, i Diòscuri dell’atletica italiana. «I campioni della simpatia» come li chiamò con felice intuizione Marco Martini, dedicando a loro il più bel libro che sia stato pubblicato sulle loro vite.

Nello scrivere queste poche misere righe speriamo che il ricordo non sia solamente di noi pochi. Avremmo voluto prendere il traghetto a Maderno, attraversare il Benaco, arrivare a Torri e poi salire la strada che porta a Costermano, ma stavolta non è stato possibile. Su quella porzione di territorio veronese ci aiuta una bella frase scritta da Emanuele Carli nel primo libro dedicato a «Dolfo»; tolta la copia dallo scaffale, l’abbiamo cercata e trovata, dice: “Crebbe sano e robusto, fortificato dall’aria pura e salubre del monte (Baldo) e del lago (di Garda) …”. La stessa aria che oggi nel cimitero municipale di Costermano ne conserva le spoglie mortali, avvolto in quel marmo robusto come il suo torace e le sue braccia, sormontato dalla bronzea scultura del maestro Dino Morsani.

Ultimo aggiornamento Martedì 20 Dicembre 2022 10:08
 
Armando Sardi e Ennio Preatoni, due più due fa quattro, quattro fa una staffetta PDF Stampa E-mail
Lunedì 12 Dicembre 2022 15:11

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Da sinistra: siamo nel 1963, Ennio Preatoni, Armando Sardi e Sergio Ottolina sgambettano sulla pista del Campo Scuole di Brescia. Alle loro spalle si intravedono i capannoni dell'azienda chimica Caffaro, le cui scorie inquinanti, veleni e Dio sa quant'altro sono ancora lì, nel cuore della città della Leonessa. E dopo sessant'anni e sessanta miliardi di chiacchiere inutili nessuno trova una soluzione. Uno dei tanti, enormi scandali di questo Paese dove si sbriciolano le montagne e di pari passo la moralità. "Ahi serva Italia di dolore ostello, nave senza nocchiero in gran tempesta, non donna di province ma bordello"


Negli ultimi giorni i nomi di due importanti atleti dello sprint italiano, Armando Sardi ed Ennio Preatoni, si sono, casualmente, intrecciati sul nostro spazio Facebook che noi usiamo, seppure con molta moderazione. Abbiamo ricevuto uno di quei messaggi che si usano oggi, tipo faccine e pollicini alzati, talvolta perfino cuoricini quasi fossimo un sito di single solitari.  E a noi è venuto in mente che in archivio abbiamo alcune foto prese al Campo Scuole di via Morosini, a Brescia, che potevamo usufruire in questa occasione. Il primo messaggio di apprezzamento per qualcosa che avevamo pubblicato ce lo ha spedito Armando Sardi, ricordate? il velocista con gli occhiali, quasi sempre scuri, originario di Monza, gran staffettista.

Un paio di riferimenti, fra i tanti che si potrebbero fare. Giochi Olimpici Roma 1960. Il quartetto italiano schierò Armando Sardi – Pier Giorgio Cazzola – Salvatore Giannone – Livio Berruti, un lombardo, un veneto, un napoletano e un piemontese. Batterie, per gli azzurri la seconda, che vinsero davanti ai nigeriani: 40 netti manuale, 40”16 elettrico, nuovo primato italiano, il precedente durava dal 1956 (40”1). Semifinali, ancora la seconda: il quartetto turbo-jet americano vinse indisturbato, gli azzurri secondi (40”2/40”29) per un pelo sui sovietici, il cronometraggio elettrico ufficioso dice un centesimo. Finale: a riprova della teoria di un nostro amico allenatore, il quale sosteneva che il più importante segreto tecnico di una staffetta…è portare il bastoncino al traguardo, gli yankee il bastoncino lo portano sì al traguardo ma avendo cambiato in maniera irregolare. Dunque, Stati Uniti squalificati. Sai quante altre volte succederà a loro…Vinsero i tedeschi della Repubblica Federale, con primato mondiale eguagliato (39”5/39”66), fecero mangiare la polvere a tutti: sovietici secondi (40”1/40”24), inglesi terzi (40”2/40”32). Nel cronometraggio manuale gli azzurri ebbero lo stesso tempo (40”2), nell’elettrico un misero centesimo (40”33) ci separarono, quindi quarti. Dalla cronaca della «Gazzetta dello Sport» si può leggere: “I nostri hanno effettuato cambi buoni, però non mostrandosi irresistibili nella corsa. Per di più Giannone accusava un dolore alla coscia destra, costretto in una grossa fasciatura elastica. Berruti è uscito ultimo sul rettilineo, ed è avanzato sin quasi a pareggiare gli inglesi”.

Secondo collegamento con la foto. I tre atleti che sgambettano sulla pista bresciana a beneficio del fotografo sono, da sinistra, il giovane Ennio Preatoni, di Garbagnate, a quei giorni non ancora diciannovenne, Armando Sardi e Sergio Ottolina, altro lumard di Camnago Lentate. Dalla data della foto, giugno ’63 più o meno, trascorrerà un anno per applaudire il nuovo primato italiano della staffetta veloce e il primo tempo di un quartetto italiano sotto i 40 secondi: 39”8. Si schierarono così: Livio Berruti in prima, e poi nello stesso ordine della foto – coincidenza – Preatoni, Sardi, Ottolina. Avvenne a Saarbrücken nell’incontro con la Germania. Il giorno dopo Ottolina fece il primato europeo dei 200 metri: 20”4. Preatoni sarà componente fisso della staffetta 4x100 in altri sei primati nazionali fino al 1972 e al tempo di 39 secondi netti. Ebbe come compagni…di bastoncino due campioni olimpici: prima Livio Berruti e poi Pietro Mennea, che lo sarebbe diventato.

Quante cose può raccontare una foto! Che dedichiamo ad Armando e a Ennio.

Ultimo aggiornamento Lunedì 12 Dicembre 2022 17:50
 
Quando il simbolo dell’atletica vintage era la maglia azzurra con scudetto tricolore PDF Stampa E-mail
Giovedì 08 Dicembre 2022 11:29

Alessandria – Asti 50-43, Cogne Aosta – Cogne Imola 51-47. Due notiziette su «Tuttosport» del 5 maggio 1951. E poi ancora: La Virtus Bologna vince il triangolare maschile; Il Battisti Trento supera il COIN Mestre; A.T.A. batte Pirelli; Sconfitti a Vienna i triestini; Gli atleti della Pro Patria battono gli svedesi; Di misura la Colombo superata a Nizza; La squadra di Zagabria supera l’A.T.A. a Trento; Battisti Trento – S.A. Bolzano 54-46; qualche giorno dopo: S.A. Bolzano – Battisti Trento 55-46; Battuti dal Trionfo gli universitari marsigliesi; Vinto dalla Libertas il triangolare di Trieste; Il Trionfo Genovese vince a Lugano 58-36; Il Wiener a Trieste s’impone alla Giovinezza; Virtus Locarno –  Gallaratese 77-73; Marche – Lazio 48-45; L’ATA Trento a Zagabria ha perso di misura; La Ginnastica Triestina supera il Klagenfurter Athletik Club 83-60.

Che è ‘sta roba? vi chiederete. Son titoli di notiziette reperite sui giornali sportivi dell’anno 1951. Nei giorni scorsi ci siamo dedicati ai Campionati internazionali militari di quell’anno e ad alcuni atleti italiani in particolare che avevano ben figurato in quella occasione. Abbiamo quindi sfogliato una ricca raccolta di ritagli di giornale. Abbiamo poi collegato questa banale investigazione ad una lettera che ci aveva inviato tempo fa l’amico Daniele Poto, nella quale scriveva un elogio alla Maglia Azzurra ormai relegata a soli pochi, pochissimi eventi. Dietro? Il vuoto. O son Campionati, che hanno proliferato negli ultimi due decenni, o sono i cosiddetti meeting sempre più pallosi, a parte veramente pochi. Son sempre gli stessi che gareggiano, una specie di «compagnia di giro» superprotetta e ben pagata. Quanti saranno? Un paio di centurie, al massimo, che si spartiscono il bottino.

E gli altri che pur fanno atletica dove finiscono? In circuiti minori con la stessa logica ma molti meno quattrini, senza nessun interesse e divertimento, tanto per gli atleti in campo che per gli spettatori sulle semideserte tribune. Non parliamo poi delle corse su strada, inflazionate, insulse, con atleti che corrono spesso col freno a mano tirato, tanto vince il keniano o etiope o ugandese o nordafricano di turno, l’importante è tirare a casa qualche centinaio di piccioli, arrivederci e grazie. E tutto, pista o strada che sia, nel totale disinteresse della stampa, quella rimasta. Per i  superstiti appassionati di corse salti e lanci, non resta che andare a vedere i risultati sui cosiddetti social o sulle pagine Internet degli organizzatori. Ma state certi che la sera al bar nessuno vi saprà dire chi ha vinto il Giro del Campanile (* vedi nota al fondo), al massimo ti rispondono "un alter negher".

Ma com’era l’atletica una volta? Atletica vintage la chiama l’amico Daniele. Era una atletica che offriva uno spazio a tutti nella squadra del proprio club, magari una trasferta a Klagenfurt o a Marsiglia, o anche solo un viaggetto Trento-Bolzano o Bolzano-Trento. Si stava insieme, si conoscevano gli atleti di un altro club, si legavano amicizie. Le società affogano oggi in una pletora di garette provinciali e regionali, dove non si diverte nessuno, né chi corre e salta, né chi organizza. E nessuno guarda, a parte gli addetti ai lavori. Per completezza: quell’anno 1951, la Nazionale fu chiamata a sostenere cinque confronti con altrettante Nazioni europee; Belgio – Italia e Germania – Italia con gli uomini, Jugoslavia – Italia, Svizzera – Italia e Italia – Francia con le donne. Oggi gli atleti arrivano, mangiano, dormono, gareggiano, e la mattina dopo spariscono verso aeroporti, stazioni, autostrade. Una volta almeno si fermavano un po’ di più per ritirare la «moneta», oggi ci pensa qualcuno per loro e ormai tutto avviene con bonifico bancario.

Il nostro sito non è, non lo è mai stato, e non vuol essere, spazio di chiacchiere, di dotti editoriali, di dibattiti. Non ci interessa. Sola eccezione in questo caso: ci siamo ricordati della mail di Daniele Poto che tocca questo problema. E ne condividiamo l’ analisi.  Che si riflette poi sulla perdita di valore e di attaccamento, alla Maglia Azzurra. Non un incontro riservato alla squadra nazionale, solo Campionati o campionatini. Ci pare di sentirlo il furbone di turno: eh, ma quella era un’altra atletica. Sì, era proprio un’altra atletica.

* Absit iniuria verbis - Dire Giro del Campanile non è sminuire una corsa podistica. Serve solo un po' di conoscenza del tempo passato. La «Gazzetta dello Sport», quando era davvero al servizio dello sport, aveva promosso una serie di manifestazioni di atletica che aveva denominato le «Popolari della Gazzetta»: una gara veloce, il salto in alto, il lancio del peso che chiamarono «Sfera d'argento», e appunto il «Giro del Campanile», una corsa su strada o nei campi di due chilometri e mezzo. Sai quanti campioncini del mezzofondo son venuti fuori girando attorno al campanile! E come non ricordare una delle più belle corse campestri della nostra storia atletica: la «Sette Campanili» di Cavaria, in provincia di Varese. E i campanili erano davvero sette! Ci dicono che appassionati del luogo l'anno rimessa in vita, bravi!

Sentiamo adesso quello che ha da dirci Daniele Poto.

So che la cattiva versione del vintage può facilmente trasformarsi nell’obsolescenza. Ma per chi non l’ha vissuta vorrei ricordare un elemento identitario discriminatorio tra l’atletica di tempi ormai lontani e quella odierna. Faccio un esempio struttural-istituzionale e ne rintraccio le radici a pagina 624 dell’Annuario FIDAL 2022. È quella che elenca le presenze di sempre degli azzurri al servizio della Nazionale, quando era in vigore il full time e la piena disponibilità stagionale alle gare, fossero Giochi del Mediterraneo, incontri di nazionali, esagonali, il clou “Bruno Zauli” Ebbene, nella lista dei primi 30 uomini e prime 30 donne non c’è alcun azzurro di oggi, neanche quelli di più lungo corso, mettiamo Tamberi o Lingua. Elogio a Chiara Rosa, formichina che fa eccezione. Questo spicchio di storia esclude tristemente il presente e le ragioni tracciano la differenza tra il prima e il dopo. Oggi ci sono atleti che escludono la partecipazione al Golden Gala pur essendo azzurri di prima fila se non adeguatamente stimolati da mamma FIDAL, al pari di stranieri d’Oltreoceano. Altri che hanno perentoriamente chiuso la stagione dopo i Campionati europei, pur in presenza di risultati tutt’altro che esaltanti, per non parlare di quelli che hanno chiuso la stagione al lumicino con una prova mediocre in un meeting internazionale, mentre il resto del mondo correva e lanciava a tutto spiano. 

La diminutio è quella del passaggio da un’atletica comunitaria con un senso collettivo di proiezione nazionale all’individualismo mercenario. Colpa dei calendari, di una mentalità, della stessa Federazione? Certo se un Tamberi o uno Jacobs, alfieri e capitani del movimento, viaggiano e raggiungono la sede del grande evento per conto loro con un proprio staff che prescinde da quello federale si capisce che il centro decisionale si è spostato e dagli stessi non si può pretendere piena adesione. Vittorio Visini (62 presenze) capeggia un elenco che è un bel tuffarsi nel passato. Nell’elenco ci sono Damilano, Evangelisti, Mennea, Pamich, Donato, Lievore, Berruti, Mei tra gli uomini; Masullo, Simeoni, Dorio, Perrone, Pigni. Concedetecelo, era quella l’atletica che ci piaceva, non quella degli strizzacervelli, dei fisioterapisti d’essai, dei social media manager, delle mamme mediaticamente sovraesposte.

Ultimo aggiornamento Giovedì 08 Dicembre 2022 18:48
 
Campionati Internazionali Militari 1951: quattro ori, tre argenti, due bronzi PDF Stampa E-mail
Domenica 04 Dicembre 2022 19:12

Ultimo capitolo della nostra ricostruzione di quella edizione dei Campionati Internazionali Militari sotto l'egida del C.I.S.M. Dopo esserci intrattenuti sui quattro atleti che diedero altrettanti successi alla squadra italiana, concludiamo con la pubblicazione dei risultati completi dei nostri giovanotti con le stellette. Di ogni atleta, oltre nome e cognome, al piazzamento e al risultato, abbiamo cercato di fornire la data di nascita completa (di quattro non siamo riusciti a trovarla), e la società di appartenenza al momento del Campionato. Il Gruppo Sportivo Fiamme Gialle di Roma aveva, ovviamente, il maggior numero di atleti presenti. Una eccezione fu Giuseppe Tosi, che apparteneva al Corpo dei Corazzieri, inquadrati all'epoca come 3° Squadrone Carabinieri a Cavallo. I dati anagrafici sono riportati una volta sola nel caso l'atleta figuri in più discipline o in più turni.

Roma, Stadio delle Terme, 22 – 23 settembre 1951

100 metri (23)Prima batteria: 4. Dario Valla (19.7.1929, SEF Virtus Bologna) 11.8; seconda batteria: 1. Gesualdo Penna (27.5.1924, Polimeni Reggio Calabria) 11.0. Finale: 3. Penna 11.1

200 metri (22)Seconda batteria: 2. Valla 22.9; terza batteria: 1. Penna 22.7. Finale: 1. Penna 22.0, 6. Valla23.6

400 metri (23)Prima batteria: 3. Renato Berti (…, Fiamme Gialle Roma) 51.4; terza batteria: 1. Gianni Rocca (13.6.1929, Pro Patria Milano) 49.3. Finale: 3. Rocca 49.3

800 metri (23)Nessun partecipante italiano

1500 metri (22)Finale: 13. Gaetano Zambon (7.7.1930, CUS Roma) 4:22.2

5000 metri (23)Finale: 6. Giacomo Peppicelli (27.3.1928, S.S. Testaccina Roma) 15:16.8, 11. Zambon 16:19.4

110 metri con ostacoli (23) Prima batteria: 6. Umberto Bordignon (11.3.1930, COIN Mestre) 16.8; seconda batteria: 6. Mario Castignone (29.10.1929, Gancia Torino) 16.0

400 metri con ostacoli (22)Prima batteria: 4. Ernesto Emanuelli (11.5.1927, Fiamme Gialle Roma) 57.8; seconda batteria: 6. Antonino Scuto (…, CUS Catania) 59.4

Salto in alto (22)Finale: 5. Ferdinando Lovati (24.2.1930, Fiamme Gialle Roma) 1.75, 12. Scuto 1.60

Salto con l’asta (23) Finale1. Giulio Chiesa (23.4.1928, Fiamme Gialle Roma) 4.20

Salto in lungo (22)Finale: 8. Alberto Achille (…, Fiamme Gialle Roma) 6.48, (Nella classifica appare un cognome sconosciuto, Pozzuoli, che non corrisponde a nessun atleta dell’epoca; secondo le ricerche di Marco Martini potrebbe trattarsi di Achille che quell’anno compare nelle liste di Bruno Bonomelli con 6.49), 15. Bordignon 5.90

Salto triplo (23)  Finale2. Ferdinando Simi (16.1.1930, Fiamme Gialle Roma) 14.13, 15. Bordignon 11.83

Getto del peso (23)Finale: 6. Giuseppe Dalla Fontana (25.10.1924, Fiamme Gialle Roma) 13.68, 9. Antonio Mainardi (14.9.1922, Fiamme Gialle Roma) 13.13

Lancio del disco (23)Finale: 1. Giuseppe Tosi (25.5.1916, CUS Roma) 49.83 (altra fonte 49.88), 8. Ruggero Castagnetti (6.7.1920, Fiamme Gialle Roma) 39.69

Lancio del martello (22)Finale:1. Castagnetti 48.64, 2. Silvano Giovannetti (22.5.1929, La Patria Carpi) 48.22

Tiro del giavellotto (22)Finale: 8. Arnaldo Rinaldi (20.1.1922, CUS Ambrosiana Milano) 51.30, 12. Mainardi 49.30

Staffetta 4 x 100 metri (23) – Prima batteria: 2. Italia 42.3. Finale: 2. Italia (Valla, Celestino Marassi/…, Fiamme Gialle Roma, Michele Mondelli/23.5.1928, Fiamme Gialle Roma, Penna) 42.7

Staffetta 4 x 400 metri (22)Seconda batteria: 2. Italia 3:41.4. Finale: 4. Italia (Luigi Caldani/1934, Fiamme Gialle Roma, Berti, Mario Marchini/1930, Fiamme Gialle Roma, Rocca) 3:22.4 (altra fonte 3:22.8)

Ultimo aggiornamento Domenica 04 Dicembre 2022 21:05
 
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