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Quando Enrico Arcelli e Bruno Bonomelli dissertavano di rinascita della campestre e della maratona PDF Stampa E-mail
Mercoledì 01 Luglio 2015 11:28

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Enrico Arcelli ci ha lasciati. Improvvisamente, mentre era in Sardegna, presumiamo in vacanza.  Aveva compiuto 75 anni pochi mesi fa, in marzo. Il teorico della corsa, del correre è bello (il titolo del suo libro più famoso e gettonato), il docente universitario, il fisiologo, il tecnico, l'allenatore, l'organizzatore, il giornalista, lo scrittore, se ne è andato in un batter d'ali. Uomo mite, sempre misurato, gentile, aveva lasciato una impronta determinante nella rinascita del mezzofondo e soprattutto del fondo italiano, insieme a parecchi altri che, con passione, operarono dentro e fuori delle strutture federali.

Noi dell'Archivio Storico vogliamo ricordare Enrico Arcelli per la sua amicizia con Bruno Bonomelli. Una amicizia che lui stesso ricordò con parole affettuose durante il convegno che l'A.S.A.I. organizzò a Brescia, nel novembre 2010, in occasione dei cento anni della nascita del maestro rovatese. Quando gli chiedemmo la sua disponibilità ad essere relatore al nostro convegno, aderì senza un attimo di esitazione. Con lui si alternarono Gabriele Rosa, Sergio Giuntini, Massimo De Paoli, Marco Martini, con relazioni poi raccolte in un quaderno molto apprezzato. Disse durante il Convegno, e poi riportò le stesse parole nella versione scritta per essere pubblicata:"Imparai da lui molte cose sulla maratona, una specialità che all’epoca era molto trascurata in Italia".

Quando Bonomelli, nel 1974, decise di dare alle stampe una nuova edizione del suo libro "Corsa campestre, scuola di campioni" (prima edizione 1966, con Emanuele Carli), chiese proprio ad Enrico di scrivere di allenameto, di metodologia. Ricordiamo le sue parole in chiusura del Convegno bresciano riprese nell'intervento scritto:"Bonomelli (...) in un articolo che scrisse su ”l’Unità” parlò di me e del mio sforzo per fare in modo che le metodiche di allenamento venissero razionalizzate. Credo che fu per quel motivo che mi invitò a divenire suo coautore in quel libro sul cross".

Per il nostro commosso omaggio alla memoria di Enrico Arcelli abbiamo deciso di corredare queste righe con la copertina del libro sulla corsa campestre e con la pubblicazione integrale del suo intervento al Convegno del 2010, che potete leggere qui.

Ultimo aggiornamento Giovedì 02 Luglio 2015 08:48
 
La "Lettre" di giugno della Commissione Storica francese disponibile sul sito www.cdh.athle.com PDF Stampa E-mail
Mercoledì 01 Luglio 2015 10:19

Bonjour à toutes et à tous,    

Au nom de la Commission Documentation et Histoire de la Fédération Française d'Athlétisme, j'ai le plaisir de vous adresser la 45è lettre mensuelle d'information avec son traditionnel résumé des études réalisées ou mises à jour au cours du mois de juin dernier que vous pouvez consulter plus en détail via le lien suivant :https://cdh.athle.com/

Ultimo aggiornamento Lunedì 03 Agosto 2015 07:11
 
Liste storiche femminili : anno 1926 / Italian Women Historical Rankings: now the year 1926 PDF Stampa E-mail
Martedì 23 Giugno 2015 14:53

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Aggiungiamo un altro anno all'indagine di Marco Martini che, stavolta, ci fa scoprire l'atletica femminile del 1926. In quell'anno i Campionati nazionali lasciarono per la prima volta la loro "culla", Milano, e si trasferirono a Dalmine, alle porte di Bergamo, dove il Gruppo Sportivo degli Stabilimenti Dalmine, importante gruppo industriale metallurgico, era attivo e aveva un proprio impianto. Conferme di nomi già affermatisi in precedenza, come  quelli di Luigi Bonfanti , Andreina Sacco e Bruna Pizzini, e ascesa di nomi nuovi o seminuovi. Uno in particolare, quello di Emilia Pedrazzani, dell' U.S.Soresinese, dal nome della cittadina - Soresina - collocata tra Cremona, Bergamo e Milano. È proprio Emilia Pedrazzani ad iscrivere il suo nome al primo posto dell'albo d'oro del Campionato italiano di corsa campestre, che quell'anno si svolge per la prima volta all'Ippodromo di San Siro, a Milano, su un percorso di 800 metri tutto in linea retta con due ostacoli artificiali. La protagonista della gara è Bruna Pizzini, della S.G.Forza e Coraggio Milano, la quale guida fino agli ultimi metri ma viene superata dalla più resistente Pedrazzani. Era il 7 marzo, il giorno dopo il "Corriere della Sera" scriverà che il campionato si era disputato "tra uno sfarfallare di nastri ed uno sgonnellare di multicolori sottanelle", bastano queste parole a dare l'idea della corsa, un capolavoro di cronaca giornalistica! Pedrazzani vincerà poi in settembre a Dalmine il titolo italiano sugli 800 metri, altra distanza all'esordio nei Campionati italiani.

Nella foto sono immortalate le ragazze del primo Campionato italiano di corsa campestre, sul turf dell'Ippodromo di San Siro. Si notano quasi esclusivamente maglie a strisce bianche e nere, quelle della S.G. Forza e Coraggio Milano. Delle 22 partecipanti al Campionato, dodici erano del club meneghino. Posizionandosi sulla foto e cliccando, la si può ingrandire.

I nostri utenti possono trovare questo nuovo capitolo inserito nello spazio "Momenti di Storia", con il titolo "Liste italiane 1921 - 1926, donne". Le liste sono pubblicate anno per anno, lo stesso materiale è disponibile anche in formato PDF.

NEW - Historical Italian female Ranking 1926 - Ránking italiano femenino 1926 - Bilan italienne femmes 1926: here - aqui - ici, PDF format

Ultimo aggiornamento Mercoledì 24 Giugno 2015 11:37
 
Il libro dei primati spagnoli merita un posto nella biblioteca di ogni appassionato del nostro sport PDF Stampa E-mail
Sabato 20 Giugno 2015 00:00

 

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Non abbiamo nessuna remora a scrivere che questo è uno dei più bei lavori di compilazione storico-statistica che ci sia capitato tra le mani negli ultimi tempi. Veramente un fior di libro, con il pregio della novità, non una delle tante rifritture. Lavoro che ha richiesto anni di ricerche collettive (capito, sì? collettive, merce rara fra i cosiddetti "statistici" molti dei quali sembrano eredi di Arpagone uscito dall' "L'Avare ou l'École du mensonge" di Molière). Lavoro tutt'altro che semplice, messo nel libro dei buoni propositi fin quasi dalla nascita della Asociación Española de Estadísticos de Atletísmo, e, alla fine, realizzato quest'anno con il concorso della Real Federación Española de Atletísmo. Un gran lavoro, ci ripetiamo. La stuttura del libro ricalca quella dell'analogo "World Records Progression" edito ogni quattro anni dalla Federazione internazionale (I.A.A.F.), lo dichiara apertamente nella prefazione il presidente della A.E.E.A., José Javier Etayo, che ha avuto anche il ruolo di coordinatore del lavoro affiancato dal presidente onorario José María García, da Enrique Tre, Miguel Villaseñor, José Luís Hernández e da quel Francisco Xavier Ascorbe, che ci onoriamo di annoverare fra i soci del nostro Archivio Storico. Quasi tutti i primati, o miglior prestazioni nazionali, sono accompagnati da note, dai risultati estesi della competizione, da spiegazioni storiche che aiutano a comprendere meglio il periodo. Ovviamente, opera di consultazione, ma, in fondo, anche di lettura. Avendolo percorso dalla prima all'ultima pagina (sono ben 650) ci siamo soffermati su primati spagnoli fatti in competizioni dove c'erano atleti italiani e, a volte, sia loro che noi siamo tornati a casa con un nuovo record nazionale. Una citazione: nel Gruppo 2 di qualificazione del salto in alto ai Giochi Olimpici di Mexíco 1968, Luís María Garriga, zaragozano, classe 1945, piantato su una statura di 1.98, migliorò quel giorno (era il 19 ottobre) il record nazionale con 2.12. Lo stesso fece il nostro Giacomo Crosa che superò 2.14, misura che dava accesso diretto alla finale, Garriga pure  ci entrò fra i ripescati. Questo atleta (ventralista come Crosa) ha scritto una parte importante del salto in alto in Spagna: primo record con 1.98 nel 1963, ultimo con 2.13 nel 1970.

E le foto? Una vera e propria miniera, affascinanti, almeno per noi, quelle degli Anni "eroici" dei primi due-tre decenni del Secolo XX.  Le donne hanno, è il caso di rimarcarlo, pari dignità. Una notazione per una bellissima foto pubblicata a pagina 367: fissa l'arrivo di Rosa Castelltort, di Barcellona, in una prova di velocità, sulla pista dello stadio di Montjuic, inaugurato nel 1929 con una partita Spagna - Italia di rubgy, entrambi i due XV alla prima partita internazionale della loro storia. Finì con la vittoria degli iberici 9 a 0. La signorina Rosa, prima primatista dei 100 metri, nel 1931, arriva spiccando un salto, molto più elegante e plastico del famoso zompo  scomposto dello statunitense Charles Paddock. Senza parlare della sottanina bianca svolazzante di una ragazzina che sta qualche metro dietro. Immagini di un tempo che fu, e che, talvolta, anzi sempre più spesso rimpiangiamo difronte alle scimmiesche (con rispetto delle scimmie) esibizioni odierne.

Chi avesse tempo, faccia una full immersion di castellano, fra qualche giorno gli daremo la opportunità di metterla a frutto. Se poi ci fosse qualcuno fra i nostri utenti che volesse investire una manciata di Euro nell'acquistio di questo bel libro può inviare, come al solito, una e mail a Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.   all'attenzione di Ignacio Mansilla e chiedere i dettagli.

Ultimo aggiornamento Lunedì 22 Giugno 2015 10:16
 
Una occasione per parlare dei 400 metri ostacoli e ricordare i grandi campioni italiani e francesi PDF Stampa E-mail
Martedì 09 Giugno 2015 10:50

Non è storia, non è statistica, ma è una notizia di attualità che ci permette di aprire  comunque due piccole finestre storico-statistiche su una disciplina che ha dato grandi soddisfazioni all'atletica italiana e a quella francese: i 400 metri ostacoli. La notizia ci viene da Jean-Jacques Behm, fra poco vi racconteremo qualcosa di lui, il quale ha conservato un amore indissolubile per questa disciplina e da anni organizza, con altri, una due giorni a Tarare e a Chambéry, due belle cittadine francesi nei Dipartimenti Rhône e Rhône-Alpes: si corrono solo i quattroacca, uomini e donne. Se ci sono fra i nostri utenti clubs, allenatori e atleti interessati, possono aprire il documento qui allegato e trovano le informazioni utili ad una eventuale partecipazione.

Occasione per uno sguardo retrospettivo a quando i 400 ostacoli erano un fiore all'occhiello dell'atletica italiana e un uomo, Sandro Calvesi, era il più stimato ed ascoltato allenatore nel mondo. Anni '60, anni che si intersecano anche con la vita sportiva di Monsieur Jean-Jacques Behm. Siamo a Budapest, 1966, Campionati d'Europa. L'Italia presenta Roberto Frinolli e Luigi Carrozza, i francesi ben tre atleti: Robert Poirier, JJ Behm e Alain Hebrard. Nella seconda batteria Frinolli e Behm finiscono primo e secondo (51.0 e 52.2); Carrozza esce subito: sesto nella serie 4 (52.9). Semifinali:sul tappeto volante Frinolli  nella prima (50.3); la seconda è una lotta serratissima: il tedesco Gieseler mette la punta del naso davanti agli altri (50.5), poi Poirier (50.6), il sovietico Anisimov (50.7) e con lo stesso tempo Behm e il britannico Sherwoood, il francese va alla finale, il britannico a casa. Roberto Frinolli è campione d'Europa, questo l'ordine: 

1. Frinolli (ITA)  49.8
2. Lossdörfer (GER)  50.3
3. Poirier (FRA) 50.5
4. Anisimov (URS) 50.5
5. Tuominen (FIN)  50.9
6. Gieseler (GER) 51.2
7. Behm (FRA)  51.3
8. Hebrard (FRA) 52.9

Tre francesi in finale. Robert Poirier diventerà direttore della INSEP di Parigi, istituto superiore di educazione fisica, e Direttore Tecnico nazionale dal 2001 al 2005. JJ Behm ha dedicato la vita all'atletica e ai quattroacca in esclusiva. Di lui qualcuno ha scritto:"l'homme incontournable de cette épreuve, il sait tout, il décortique toutes les courses ...". Il terzo, Alain Hébrard, si è espresso soprattutto nel campo dell'educazione fisica: professore universitario, autore di libri, direttore di riviste, di lui hanno scritto:"Alain Hébrard est l'un des théoriciens les plus influents de l'Éducation physique et sportive contemporaine en France". Un bel terzetto, non c'è che dire. Behm ha chiuso la sua carriera di atleta con un primato di 50.5 (1966), il titolo nazionale nel 1964 e 19 maglie della Nazionale di Francia, il record appartiene a Poirier con 29 "caps".

Ultima notazione sui meetings di Tarare e Chambéry: due "giganti" dell'atletica transalpina, Marie José Perec e Stephane Diagana, iniziarono la loro carriera di corridori di "4H" a Tarare.

Ultimo aggiornamento Mercoledì 17 Giugno 2015 09:52
 
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